Il mondo della finanza e delle banche in particolare stanno tenendo sotto osservazione le più recenti opportunità che le nuove tecnologie consentono di utilizzare per ricevere prestiti e mutui.
Stanno infatti entrando nuovi tipi di “giocatori” nel mondo finanziario per avvicinare gli investitori agli utilizzatori, tipicamente soggetti che hanno una idea imprenditoriale, la stanno sviluppando ma necessitano di capitali per il completamento ed il test della versione beta.
La Goldman Sachs di recente ha affermato che nei prossimi 5 anni queste nuove società finanziarie, shadow bank, potranno arrivare a soffiare il 7% degli utili delle banche USA calcolate sullo scorso anno, ovvero un importo pari al 11 miliardi di dollari.
Si tratta di società nate non nel mondo finanziario ma nella Silicon Valley, ovvero tra gli esperti informatici e non tra quelli finanziari.
Sono infatti società o meglio start-up anch’esse che fanno da tramite a due esigenze: quella dell’investitore che ha disponibilità, vuole investire i propri soldi in nuove iniziative ma necessita di garanzie sul debitore e coloro che hanno un’idea imprenditoriale, ma che non riescono a farsi finanziare dai canali tradizionali, rigidi e spesso con tempi di risposta troppo lunghi.
L’idea di base dunque è la stessa che ormai ben conosciamo: mettere in contatto fornitore ed utilizzatore.
Fungere da intermediari insomma. Si pensi a Booking, Uber, Airbnb: non producono e non gestiscono, ma intermediano.
In questo filone dunque si inseriscono le FinTech, termine che sintetizza “Financial Technology”, ovvero i sistemi finanziari e tecnologici. I nomi più interessanti attualmente sono Kabbage, Lending club e Quicken Loans i quali assicurano prestiti, anche consistenti, anche in pochi minuti e con interessi competitivi. Il tutto ovviamente è da testare ed è facile imbattersi, specialmente in questo settore, in fornitori truffaldini.
Le banche lamentano, oltre alla minore affidabilità, il fatto che la “shadow bank”, inserendosi come società di servizi non finanziaria ma solo intermediaria, possano sfuggire alle rigide regole alle quali sono sottoposte le banche stesse. è dunque da verificare se nel singolo Paese questi istituti svolgano attività consentite liberamente o se siano regolamentate.
Approfondiamo però il punto. Si pensi ad esempio mutatis mutandis alla diatriba tra Uber ed i tassisti, i quali lamentano che per svolgere tale attività è necessario avere delle autorizzazioni previste dalla norma.
Vi sono 3 attori: il cliente, il fornitore del servizio e l’intermediario, Uber. Le autorizzazioni citate sono richieste al fornitore, non ad Uber e tantomeno al cliente. Così come nel caso di Booking le autorizzazioni e diciamo la compliance per esercitare l’attività alberghiera sono a carico del fornitore e non dell’intermediario. Di conseguenza, le rigide norme sul prestito potrebbero essere superate, ma la questione è tutta da approfondire, in quanto il finanziamento è prestato da un investitore e non dall’intermediario: nella struttura classica invece, per semplicità, l’investitore e l’intermediario coincidono.
Le nuove società sono dunque un’interessante novità che dovrà essere valutata ed opportunamente vagliata, ma di certo sono una nuova possibilità di finanziamento per i clienti e quindi vanno opportunamente e debitamente considerati.
Altra importante novità nel settore è l’arrivo di Kichstarter in Italia da giugno 2015.
A Londra abbiamo avuto modo di supportare alcune società clienti che con Kickstarter hanno letteralmente spiccato il volo. Si tratta di un sistema di crowdfunding, traducibile in italiano in finanziamento collettivo. In altre parole il sito, dopo opportune verifiche, consente normalmente alla start-up di presentare la propria idea mediante scritti, slide e video, al fine di convincere i finanziatori, normalmente privati con disponibilità limitate, a sostenere la propria iniziativa entro un determinata data. Se il richiedente riceve offerte di finanziamento entro la data prevista per un importo pari o maggiore a quella indicata all’inizio, riceve i fondi e può continuare a sviluppare la propria iniziativa.
Anche Paypal ha lanciato una propria iniziativa chiamata Paypal&go per piccoli importi, ma dai commenti sul web sembra che il servizio sia ancora da perfezionare. Paypal ha comunque comunicato la sua intenzione di proseguire, in futuro anche per importi più consistenti, nell’iniziativa di finanziare le nuove iniziative.
Il cammino da percorrere è dunque ancora lungo e non sarà semplice per le nuove entri nel mondo delle banche e delle finanze, ma è necessario che se ne prenda atto e si cerchi di sfruttare queste nuove iniziative facendole divenire un opportunità per tutti, in primis per gli utilizzatori e per i finanziatori e certamente, se opportunamente gestite, anche per le banche.
Parafrasando il motto di Mahatma Gandhi non si possono eliminare le novità interessanti, è meglio cavalcarle.